Dokument-Nr. 325
Pacelli, Eugenio an Gasparri, Pietro
München, 06. Mai 1919

Regest
Klare Anzeichen für eine erneute Revolution in Bayern zeigten sich am 5. April infolge einer Auseinandersetzung über die Sozialisierungsfrage zwischen dem Zentralwirtschaftsamt und dem Landtag. Der Landtag wurde für den 8. April einberufen, aber eine Agenturmeldung teilte das Vorhaben des Zentralrates mit, die Landtagssitzung zu unterbinden. Daraufhin sei das Proletariat zu einer Versammlung einberufen worden, um über die politische Lage zu diskutieren. Zwei Tage darauf verkündeten die Zeitungen eine neue Räterepublik in Bayern. Dies sei nicht überraschend gewesen, weil die Mehrheitssozialisten immer mehr an Boden verloren haben. Die Ausrufung der Republik hätte in fünfzehn Tagen stattfinden sollen, um Zeit genug zu haben, im Norden des Landes für die Propaganda zu sorgen. Einige Sozialisten wurden aber bestochen, um in Augsburg die Ausrufung vorzuverlegen und damit das Scheitern der Republik zu begünstigen. Zu der Räteregierung, die eingesetzt wurde, gehöre als Volksbeauftragter für Äußeres der ehemalige Korrespondent des "Corriere della Sera" Franz Lipp, der Pacelli einen Brief geschrieben hatte. Dass der Brief dann im "Bayerischen Staatsanzeiger" veröffentlicht wurde, interpretiert Pacelli als ein Zeichen dafür, dass die kommunistische Regierung die Nuntiatur dazu instrumentalisieren will, den Widerstand der katholischen Bauern gegen die Räterepublik zu brechen. Pacelli verzichtet darauf, die Reihe von unzähligen Erlassen des neuen Kabinetts aufzulisten, indem er von einer "fröhlichen Erlassungsmanie" spricht. Die Regierung Hoffmann floh aus München und verhängte über die Stadt eine Lebensmittelblockade. Im Anschluss sei es zwischen Anhängern der Regierung Hoffmann und Spartakisten zu Kämpfen in Würzburg gekommen, und man erwartet weitere Zusammenstöße in Augsburg. Am 13. April wurde der Bevölkerung durch Flugblätter der Münchener Garnison kundgegeben, das Kabinett gelte als abgeschafft. Einige Spartakusführer wurden festgenommen und der Volksbeauftragte für Äußeres Franz Lipp wurde wegen Geisteskrankheit in eine Heilanstalt eingewiesen. Im Anschluss sei es zwischen der Garnison und der Roten Garde am Münchener Hauptbahnhof zu heftigen Kämpfen gekommen, aus denen letztere zunächst als Sieger hervorging; eine sogenannte Regierung, geführt von dem Kommunisten Levien, ließ sich im Palais Wittelsbach nieder. Die innerhalb der Kommunistischen Partei bestehende Kontroverse spitzte sich aber am 28. April zu, als die Führung dem Kommandanten der Roten Armee, Ernst Toller, übertragen wurde. Am 1. Mai war aber die Stadt von den Regierungstruppen umzingelt. Die Bevölkerung wandte sich schnell gegen die Spartakisten. Nach dem Mord an mehreren Geiseln im Luitpold-Gymnasium hätten sich viele Bürger gegen sie erhoben und die Führer der neuen Regierung seien geflohen. Ein Diplomat, der eine große Rolle bei den Ereignissen der letzten Tagen gespielt haben soll, bestätigte Pacelli, dass die Spartakisten am 1. und 2. Mai – ähnlich wie eine Bartholomäusnacht – ein Blutbad des Bürgertums, der Kapitalisten und namhafter Personen anrichten wollten. In der Folge sei es zu blutigen Kämpfen gekommen, doch schließlich unterlagen die Spartakisten und die sozialistische Regierung sollte wieder eingesetzt werden. Pacelli bedauert die Behauptungen der Regierung Hoffmann, sie habe die Stadt lediglich von den Spartakisten befreien wollen und beabsichtige, nach der Ermordung des Anführers der Roten Armee in München, Rudolf Egelhofer, streng zu ermitteln und die festgenommenen Spartakisten menschlich zu behandeln. Der Nuntius fürchtet nämlich weitere Unruhen angesichts dessen, dass viele Spartakisten, die nicht alle hingerichtet werden können, das Gefängnis mit ihrer Rachsucht verlassen werden.
Betreff
La terza Rivoluzione in Baviera
Eminenza Reverendissima,
Come ebbi l'onore di accennare a Vostra Eminenza Reverendissima nel mio rispettoso rapporto N. 124291 in data del 28 Marzo p. p., già da tempo si intravedevano i segni precursori di una terza rivoluzione in Baviera. I sintomi più eloquenti della imminente tempesta si sono scorti però il giorno 52 del passato mese di Aprile3.Vi erano state delle divergenze di vedute sulla questione della socializzazione fra l'Ufficio Centrale degli approvvigionamenti e la Commissione del Landtag. Il Governo non si era pronunziato né per l'uno né per l'altra. Si propose perciò di indire un'adunanza plenaria del Landtag, affinché potesse decidere sulla importante questione, e fu stabilito ed an-
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nunziato dai giornali che tale riunione si sarebbe tenuta l'8 dello stesso mese. Ma non appena la notizia della convocazione del Parlamento si era diffusa, apparve sui giornali una nota dell'Agenzia Hoffmann così concepita: "Il Consiglio Centrale annunzia: "Secondo notizie dei giornali il Landtag dovrebbe radunarsi martedì 8 Aprile. Il Consiglio Centrale ha subito fatti energici passi affinché la riunione del Landtag non si attui. La detta adunanza perciò non avrà luogo.""
Il sabato, 5 detto mese, sulle cantonate delle strade fu affisso un avviso che convocava tutto il proletariato per una riunione plenaria, onde discutere sulla situazione politica. Fino alla sera non si era avuta una risoluzione dalla suddetta assemblea, che pure era cominciata alle 9 1/2 del mattino. Però non era difficile prevedere quale sarebbe stata l'attesa decisione. Due fatti avevano preparato la via. Uno sciopero generale ad Augsburg inscenato a favore della proclamazione della Repubblica dei Consigli in Baviera e che durava ancora il giorno 5; ed una riunione tenuta in una delle più ampie sale di Monaco in cui, tra i frenetici applausi degli innumerevoli intervenuti, l'ex-Mi-
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nistro Prof. Jaffé (Socialista indipendente) aveva inneggiato anche egli alla Repubblica dei Consigli, seguito da infiammati discorsi dei più violenti oratori Comunisti.
La Domenica, 64 <aprile>5, passò tranquilla. Era la calma foriera della tempesta. Infatti la mattina del 7 i giornali pubblicarono il proclama della nuova Repubblica bavarese dei Consigli6, che ho avuto l'onore di riassumere nel mio cifrato N. 314. Il compromesso, il quale aveva dato luogo alla formazione del Ministero Hoffmann e di cui riferii nel mio rispettoso Rapporto N. 12334 del 18 Marzo p. p., non poteva avere lunga durata. Così era stato anche del primo Ministero rivoluzionario. Esso pure era nato da un compromesso: quello dei socialisti maggioritari con gli indipendenti, e non durò che poco tempo, cioè dal 7 Novembre al 21 Febbraio. La stessa presenza di Eisner alla presidenza di quel Ministero indicava chiaramente la tendenza di esso verso la sinistra. Egualmente la presenza nel secondo Ministero rivoluzionario di Unterleitner e di altri socialisti di sinistra poteva già far prevedere dove si anderebbe a finire. Colla
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stessa progressione geometrica si poteva contare sulla tendenza delle masse verso sinistra.
Per tali ragioni la terza rivoluzione non ha arrecato sorpresa nel pubblico, che l'aspettava come un avvenimento fatale. Tutti sapevano e tutti dicevano che i socialisti maggioritari perdevano ogni giorno terreno, mentre i Comunisti ne guadagnavano sempre più. La formula "Socializzazione generale" era lo specchietto, che attirava i poveri operai illusi e li faceva incoscientemente passare fra i comunisti. Il Governo socialista ed i partiti, di cui esso si componeva, si trovavano insieme al Landtag in una situazione, da cui solo un prodigio poteva salvarli.
Intanto i Comunisti, i quali ben sapevano che la loro posizione non era ancora sicura nel Nord della Baviera, avevano inviato colà i loro propagandisti, coll'intenzione di proclamare soltanto dopo una quindicina di giorni la Repubblica dei Consigli. Ma – come ho saputo in via strettamente confidenziale da fonte diplomatica sicura – si volle parare il colpo ed evitare che il pericolo divenisse irreparabile. A tale scopo furono inviati ad Augsburg alcuni socialisti comprati col danaro, i quali, fingendosi Comunisti,
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vi proclamarono, prima che la suaccennata propaganda avesse potuto compiersi, la Repubblica anzidetta, affine di renderne così impossibile la durevole esistenza.
L'esempio di Augsburg fu seguito da Monaco; ma i capi spartachiani, come Levien e Mühsam, compresero bene e si lamentarono che la proclamazione fosse avvenuta troppo frettolosamente, senza però poter impedire che gli avvenimenti precipitassero, col rischio di compromettere il successo della terza rivoluzione.
In tal guisa fu iniziato in Monaco il regime bolscevico7.Il Gabinetto creato dal Consiglio Centrale fu composto di 5 socialisti indipendenti e di 3 della Lega dei contadini. Al Ministero degli Esteri fu proposto il Dr. Franz Lipp8, antico corrispondente del'"Corriere della Sera", che si affrettò ad inviarmi la lettera, di cui riferii a Vostra Eminenza col mio cifrato N. 315 e della quale invio il testo qui allegato. Ad essa non credetti poter rispondere per evitare qualunque atto <che avrebbe>9 potuto far pensare ad un riconoscimento da parte mia del detto Governo, e perché la immediata sua pubblicazione nella Bayerischen Staatszeitung
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mostrò chiaramente che il Ministro comunista voleva sfruttare la Nunziatura per indebolire la resistenza specialmente dei contadini cattolici contro la Repubblica dei Consigli.
Il Ministero fu composto, come ho accennato, in maggior parte da socialisti indipendenti, perché questi accettarono di collaborare coi comunisti sotto varie condizioni sine qua non, fra le quali la immediata separazione dello Stato dalla Chiesa e la rivoluzione della scuola nel senso della più incondizionata libertà.
Riportare gli innumerevoli decreti del nuovo Governo, che riempiono colonne intiere di giornali, è impossibile. Decreti per la socializzazione della stampa, delle banche, della produzione, delle case, degli indumenti ecc., ecc.; decreti per la formazione di una guardia rossa, per il disarmo di tutta la borghesia e della stessa polizia ed armamento del proletariato; decreti per trasformare teatri ed altri locali di divertimenti ad esclusivo beneficio del proletariato ecc., ecc.
Ma, mentre il Governo comunista di Monaco si sbizzarriva in questa gaia mania di decreti, la provincia si ri-
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bellava alla dittatura del proletariato.10
Il Governo socialista di Hoffmann, che nei primi giorni della terza rivoluzione si era trasferito a Norimberga, in seguito passò a Bamberga. Giacché poi la stampa di Monaco, sotto il rigoroso controllo del Consiglio Centrale, non poteva pubblicare le notizie relative al detto Governo, esso le fece pervenire per mezzo di aeroplani. Così arrivò un proclama dell'Hoffmann, in cui si diceva che il Governo dello Stato libero di Baviera non era decaduto, ma aveva soltanto trasferito altrove la sua sede; che detto Governo rimaneva l'unico rappresentante del potere ed il solo investito del diritto di emanare ordini. Un altro avviso faceva sapere che il Landtag si riunirebbe a Bamberga; che il Governo di Berlino non poteva riconoscere la Repubblica dei Consigli, come quella che non si trovava d'accordo con la Costituzione, la quale riconosce soltanto Governi eletti dalla libera volontà di tutto il popolo; che i Governi del Württemberg, del Baden e di Assia riconoscevano soltanto il Ministero Hoffmann; che i contadini della Franconia, dell'alto Palatinato, della Svevia e di Allgaeu dal giorno 8 Apri-
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le alle ore 5 avevano dichiarato il blocco dei viveri contro Monaco e che esso sarebbe durato sino a che non fosse scomparsa la Repubblica dei Consigli; che le truppe del Generale Epp erano in marcia contro Augsburg.
Costretto da questa propaganda aerea, il Governo di Monaco si vide obbligato a pubblicare altresì alcune notizie che non gli erano gradite né favorevoli.
Così il giorno 11, i giornali fecero sapere che a Würzburg vi era stato un primo combattimento fra le truppe del Governo Hoffmann e gli Spartachiani con la completa sottomissione di questi ultimi, e che altri scontri si preparavano ad Augsburg.
Si seppe anche che la sera del 10 la Legazione d'Austra-Ungheria in Monaco (la quale pure è alla vigilia di essere sciolta) era stata occupata militarmente e che il Ministro degli Esteri di Monaco aveva incaricato il Rappresentante diplomatico di Baviera a Berlino di domandare i passaporti. Costui però rispose che non riconosceva se non il Governo di Hoffmann e che perciò né domandava i passaporti né lasciava Berlino.
Intanto la mattina del 13 si ebbe una sorpresa.
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Un manifesto distribuito alla popolazione per mezzo di automobili pubblicò che la intiera guarnigione di Monaco dichiarava decaduta la Repubblica dei Consigli e si schierava pel Governo Hoffmann. Si seppe inoltre che erano stati arrestati vari capi spartachiani ed il Ministro degli Esteri Dr. Lipp era stato trasportato in un manicomio (dove del resto, a quanto si afferma, egli era stato internato già due volte). Queste notizie produssero grande animazione e speranza fra i cittadini, ma nello stesso tempo provocarono una forte reazione fra gli spartachiani. Costoro infatti alla loro volta si diedero ad una intensa propaganda per indebolire l'azione dei seguaci di Hoffmann e riprendere il potere. Ma la decisione era riservata disgraziatamente alla forza armata. La sera invero della Domenica stessa vi fu una vera terribile battaglia alla stazione centrale fra le truppe della guardia repubblicana ed il presidio della stazione medesima, che erano pel Governo socialista, da una parte, e, dall'altra, le truppe della guarnigione che difendevano i Comunisti. Giacché in verità la rivolta contro il Governo soviettista era stata fatta non da tutta la guarnigione (come aveva annunziato il manifesto di cui sopra ho parlato) ma soltanto da duemila soldati, i quali, inoltre, dopo aver dichiarato la rivolta, non si curarono di disarmare i camerati
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spartachiani, che così potettero armarsi ed armare anche dei civili per la battaglia della sera. Essa fu combattuta con fucili, mitragliatrici e perfino con mine ed automobili corazzati. La vittoria fu purtroppo degli spartachiani. Da questo giorno Monaco rimase in preda alla vera anarchia. Un così detto Governo, presieduto dal Comunista Dr. Levien, si insediò al palazzo Wittelsbach ed emanò ordini su ordini relativi all'armamento del proletariato, al sequestro delle banche, ecc.
Intanto il Governo Hoffmann da Bamberga continuava a far lanciare per mezzo di aeroplani sulla città di Monaco dei manifestini, coi quali annunziava che presto arriverebbe l'aiuto, onde liberare i Monacesi dalla tirannia bolscevica. Si parlava perciò di truppe del Nord della Baviera, del Württemberg e del Baden che marciavano su Monaco guidate da un noto Generale bavarese. Le notizie più fantastiche si spargevano da per tutto, ma non era possibile controllarle, giacché Monaco era completamente isolata dal resto della Germania e dal mondo: né giornali, né treni, né telegrafo, né posta, né telefono col di fuori. Ciò portava anche alla mancanza dei viveri, già per lo innanzi sensibilissima, del carbone e di qualunque aiuto. Anche il danaro mancava quasi del tutto. Il Governo comunista ne prese quanto poté dalle pubbliche banche e dai privati, che
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l'avevano ivi in custodia, ma non poté stampare della nuova carta-moneta, perché il Governo Hoffmann, prima di allontanarsi da Monaco, ebbe cura di portar via le matrici per l'impressione.
Malgrado però tutti i suddetti provvedimenti in senso comunistico, il partito non era contento e in seno ad esso si formò una doppia corrente, l'una che faceva capo al Levien e l'altra, la quale si stringeva intorno al Toller, uno studente di venti anni, isterico ed autoritario, che assunse anche la carica di capo dell'esercito rosso combattente. Infatti il giorno 28 vi fu una animatissima riunione, in seguito alla quale il partito del Toller vinse ed affidò a costui la direzione del Governo fino alla formazione di un nuovo Gabinetto, che dovrebbe essere stato sanzionato dal Consiglio degli operai e soldati. La differenza fra il Levien ed il Toller stava in ciò, che il primo voleva arrivare subito sino alle estreme conseguenze del comunismo, mentre il secondo, vedendo il precipizio cui la Repubblica dai Consigli andava incontro, avrebbe voluto tenersi su di un terreno relativamente più moderato. In realtà però il potere venne esercitato in forma dittatoria dall'Egelhofer, giovane marinaio di tendenze radicalissime, il quale fu a capo dei primi moti rivoluzionari in Kiel.
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A questo punto però gli avvenimenti precipitarono verso il loro fatale epilogo di sangue e di morte. Già il 29 Aprile le truppe del Governo erano pronte per marciare su Monaco, radunandosi ad Ingolstadt. Qui si trovava il Generale bavarese von Moehl, mentre le truppe prussiane erano dirette dal Generale von Oven. Furono prese dopo violenti combattimenti Starnberg, Fürstenfeldbruck, Pasing, Olchin, Rosenheim ed altri paesi. Il 1. Maggio l'accerchiamento di Monaco era completo.11
Intanto anche nella città la sorte degli spartachiani declinava. Mercoledì, 30 Aprile, fu conosciuto, durante la serata, che nelle cantine del Ginnasio Luitpold vari ostaggi erano stati bestialmente assassinati. Queste crudeltà bolsceviche furono il segnale del risveglio della popolazione civile contro la durissima tirannia, che aveva dovuto sopportare per quattro settimane. Sicuri che le truppe liberatrici si trovavano alle porte della città e che i capi degli spartachiani erano fuggili vigliaccamente, mentre il grosso dell'Armata Rossa si trovava al fronte, moltissimi cittadini di tutte le età e di tutte le condizioni sociali corsero ad armarsi, prendendo i fucili e le munizioni al Ministero della Guerra abbandonato dagli spartachiani ed al palazzo Wittelsbach, anche esso deserto dopo la fuga di Levien e dei suoi soci.
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Tale pronta reazione fu veramente provvidenziale. Dal personaggio diplomatico, cui sopra ho alluso, e che, per essere stato magna pars negli avvenimenti degli scorsi giorni, è perfettamente al corrente dei medesimi, ho avuto la conferma di ciò che del resto corre sulla bocca di tutti, vale a dire che gli spartachiani avevano deciso di compiere nella notte dal 1. al 2 Maggio corrente un massacro generale della borghesia, dei capitalisti e delle persone più in vista (una specie di notte di S. Bartolomeo), accompagnato dal saccheggio delle banche e delle case private. Le truppe liberatrici dovevano giungere in Monaco soltanto il 2 od il 3 corrente. Superando inaudite difficoltà e pericoli, si riuscì a far sapere loro esser necessario, per evitare una così orribile strage, che almeno una piccola parte giungesse il 1. Maggio e si unisse ai cittadini armati contro gli spartachiani. La cosa, grazie alla protezione divina, poté essere effettuata. "Se ciò non fosse avvenuto, mi aggiungeva il diplomatico suddetto, né Lei né io saremmo ora più in vita".
Lo spettacolo nella mattina del 1. Maggio fu magnifico. Fra gli applausi generali comparvero le prime truppe del Governo. Alla Residenza fu abbassata la bandiera rossa ed issata fra la commozione e gli applausi di un immenso pubblico la bandiera celeste e bianca della Baviera. Ugualmente fu fatto su tutti
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i pubblici edifici.
Delle ore pomeridiane cominciarono i primi combattimenti, che furono sanguinosissimi. Il principale campo di battaglia fu la Piazza detta Stachus, poco distante dalla Nunziatura. Ivi nel Palazzo di giustizia si erano stabiliti gli spartachiani. Dopo un lungo ed accanito combattimento con fucili, mitragliatrici, bombe a mano e mine, i rossi furono scacciati e si rifugiarono in una Chiesa protestante nella stessa piazza: anche di qui furono respinti con gravissime perdite. La stessa sorte ebbero altri spartachiani chiusisi in altri locali. Ma la lotta si allargava in tutta la città. Dovunque furiosissimi combattimenti dall'una parte e dall'altra. Per ben 26 o 27 ore continue il cannone tuonò con impressionante monotonia, mentre in tutti i punti si faceva fuoco per le strade, nei giardini e perfino nelle case dove gli spartachiani si rifugiavano. Non è possibile descrivere lo squallore, la lugubre visione, il tragico silenzio, di due giorni e di due notti di stato di guerra piombato su Monaco! L'intera città era diventata un campo di battaglia. Nessuno era più sicuro in casa propria; per le vie rarissimi passaggieri [sic] spinti dalle più urgenti necessità; né tramways, né carrozze, né posta, né telegrafo, né telefono; tutta la vita sospesa sotto il peso della morte minacciosa. Intanto i capi dei bolscevichi, che non avevano fatto a tempo a fuggire,
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furono arrestati.12 L'Egelhofer (quello che voleva far imprigionare tutta la banda della Nunziatura) fu preso in casa di una sua amica dentista russa e, legato mani e piedi, cacciato nelle cantine della Residenza, dove il giorno dopo, in seguito ad un tentativo di fuga, venne fucilato. Anche altri capi spartachiani, come il Landauer, fecero la stessa fine. Grande è poi il numero dei rossi rinchiusi in carcere.
Naturalmente in queste prime ore dopo la tragica tormenta non è possibile fare delle previsioni sul prossimo avvenire della vita politica bavarese.
I primi sintomi non sono però del tutto rassicuranti. Il Governo Hoffmann ritornerà <a Monaco.>13 Il Ministro Presidente, socialista ed anticlericale convinto, non avrà cambiato il suo pensiero politico ed antireligioso. Anzi negli ultimi giorni egli ha fatto delle dichiarazioni in favore del sistema dei Consigli almeno dal punto di vista economico. Il suo Ministero, nato da un compromesso imposto dal Consiglio centrale dei Consigli, è composto unicamente da socialisti della maggioranza e da socialisti indipendenti. Il partito socialista ha dichiarato che non vuole alcuna collaborazione coi partiti borghesi che pure si erano offerti a tale arduo lavoro. Il popolo non sembra del tutto conscio della gravità del pericolo, che ha corso. L'antipatia secolare contro il prussiano non si è affie-
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volita neppure dinanzi al prezioso concorso delle truppe dell'Impero alla liberazione del paese dalla tirannia bolscevica, fino al punto che il Supremo Comando Militare è stato costretto a pubblicare un proclama, con cui avverte che le truppe della Prussia sono entrate a Monaco unicamente per liberare la città dal giogo spartachiano, e che esse hanno portato con sé tutti i viveri necessari, sicché i Monacesi non devono, come hanno fatto, mormorare contro le truppe medesime, quasi che esse sieno venute a prendere loro le già scarsissime vettovaglie. La Commissione centrale del partito socialista pubblica oggi un manifesto, con cui chiede una severa inchiesta circa l'uccisione dell'Egelhofer ed un trattamento umano per gli spartachiani arrestati negli ultimi giorni.
Tutti questi, a mio umile parere, sono sintomi che Monaco dalla sanguinosa lezione avuta non ha tratto tutti gli insegnamenti, che pure ne derivavano con innegabile evidenza, e che le lotte politiche ritorneranno ad avvelenare la vita del paese, con quelle conseguenze che potranno portare a nuovi disordini e nuove rovine. Finalmente è da considerare che gli innumerevoli prigionieri spartachiani non potranno tutti essere giustiziati. Essi usciranno dal carcere con le loro idee comunistiche, esasperate dalla pena subita, e con lo spirito di una implacabile vendetta. Potrà il Governo Hoffmann, data la sua origine,
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la sua composizione ed i suoi principi, opporsi ad una più accanita propaganda comunistica, con la forza necessaria per salvare il paese da una nuova e peggiore catastrofe?
Chinato umilmente al bacio della Sacra Porpora, con sensi di profondissima venerazione ho l'onore di confermarmi
Di Vostra Eminenza Reverendissima
Umilissimo Devotissimo Obbligatissimo Servo
+ Eugenio Arcivescovo di Sardi
Nunzio Apostolico
1"rapporto N. 12429" hds. unterstrichen und am linken Seitenrand mit einem "m" markiert, vermutlich vom Empfänger.
2"5" hds. unterstrichen, vermutlich vom Empfänger.
3"Aprile" hds. unterstrichen, vermutlich vom Empfänger.
4"6" hds. unterstrichen, vermutlich vom Empfänger.
5Hds. eingefügt, vermutlich vom Empfänger.
6Textpassage "7 […] Consigli" hds. unterstrichen, vermutlich vom Empfänger.
7"In tal […] bolscevico" hds. unterstrichen, vermutlich vom Empfänger.
8Textpassage "fu composto […] Lipp" hds. am linken Seitenrand markiert, vermutlich vom Empfänger.
9Hds. eingefügt von Pacelli.
10Textpassage "Il Ministero 46v […] proletariato" hds. am linken Seitenrand markiert, vermutlich vom Empfänger.
11Absatz "A questo punto […] completo" hds. am linken Seitenrand markiert, vermutlich vom Empfänger.
12Absatz "Nelle ore 50v […] arrestati" hds. am linken Seitenrand markiert, vermutlich vom Empfänger.
13Hds. eingefügt von Pacelli.
Empfohlene Zitierweise
Pacelli, Eugenio an Gasparri, Pietro vom 06. Mai 1919, in: 'Kritische Online-Edition der Nuntiaturberichte Eugenio Pacellis (1917-1929)', Dokument Nr. 325, URL: www.pacelli-edition.de/Dokument/325. Letzter Zugriff am: 12.12.2024.
Online seit 04.06.2012, letzte Änderung am 29.09.2014.