Dokument-Nr. 12034
Pacelli, Eugenio an [De Lai, Gaetano]
[München], 28. März 1924

Regest
Pacelli berichtet dem Sekretär der Konsistorialkongregation De Lai sub secreto über die Bischofskonferenzen in Deutschland, die am Grab des heiligen Bonifatius zu Fulda stattfinden. Die erste Konferenz in Fulda wurde 1867 als vertraulicher Beirat nach dem Muster der Konferenzen im Mai 1848, im März 1849 und im April 1850 zu Köln sowie im Oktober und November 1848 zu Würzburg abgehalten. Der einladende Erzbischof von Salzburg, Maximilian Joseph von Tarnóczy, bat in seinem Schreiben an den Papst vom 28. August 1867 um Zustimmung und Segen. In seinem Antwortschreiben vom 30. September äußerste der Papst den Wunsch, dass die Beratungspunkte auch die Frage der Beziehungen zwischen Kirche und Staat beinhalten, die Bischöfe den Heiligen Stuhl über die Beschlüsse der Konferenz unterrichten und die Inhalte der Konferenzen geheim gehalten werden sollten. Aus verschiedenen Dokumenten – dem Schreiben des Fuldaer Bischofs Kött an den Kölner Erzbischof Melchers vom 6. Oktober 1867, dem Schreiben des letzteren an den Münchener Nuntius Meglia vom 12. Oktober 1867, dem Hirtenbrief des deutschen Episkopats vom 6. September 1867 sowie der 1869 verabschiedeten Geschäftsordnung für die bischöflichen Konferenzen – ergibt sich, dass die Konferenzen in keiner Weise einen synodalen Charakter aufweisen wollten. Eine der wichtigsten Fuldaer Bischofskonferenzen war die des Jahres 1869, auf der ein jährlicher Tagungsrhythmus beschlossen wurde, der seitdem, mit wenigen Ausnahmen, eingehalten wurde. Während die Fuldaer Konferenzen gewöhnlich im August stattfinden, kommen die bayerischen Bischöfe regelmäßig Anfang September in Freising zusammen. Seit 1920 wohnt ein bayerischer Bischof als Vertreter aller bayerischen Bischöfe der Fuldaer Konferenz sowie ein Bischof als Vertreter aller deutschen Bischöfe der Freisinger Konferenz bei. Jede Konferenz beginnt mit einer an den Papst gerichteten Grußadresse, auf die der Papst lobend und ermutigend antwortet. Anders als im § 3 der Geschäftsordnung für die Bischofskonferenzen vorgesehen wird das Amt des Vorsitzenden gegenwärtig auf Lebenszeit vergeben und seit 1920 vom Breslauer Fürstbischof Kardinal Bertram bekleidet. Eine weitere Abweichung von der Geschäftsordnung betrifft die Mitteilung der Konferenzbeschlüsse an den Heiligen Stuhl. An deren Stelle wurden bisher der Nuntiatur zwei Exemplare des Konferenzprotokolls überreicht, wobei Bertram dem Nuntius in der aktuellen Situation lediglich ein Exemplar zukommen lässt. Das letzte der ohnehin in Deutschland seltenen Provinzialkonzile fand 1860 in Köln statt; erst nach dem Inkrafttreten des CIC/1917 hielten einige deutsche Bischöfe Diözesansynode ab. Nach Pacellis Ansicht, der prinzipiell die Notwendigkeit und den Nutzen der Beratungen des Episkopats anerkennt, liegen einige Unannehmlichkeiten im Umgang mit der Fuldaer Bischofskonferenzen am derzeitigen Vorsitzenden. Bertram sei empfindlich und autoritär und neige dazu, die eigene Meinung als die des Gesamtepiskopats auszugeben. Bedauerlich war in Pacellis Augen etwa die nachgiebige Haltung der Bischöfe unter dem Vorsitz Bertrams gegenüber der preußischen Regierung anlässlich der Verhandlungen um das Gesetz über die Verwaltung des katholischen Kirchenvermögens. Dabei kam Bertram der Aufforderung des Limburger Bischofs Kilian, die Bischöfe über den Verlauf der Verhandlungen zu unterrichten, nicht nach. Um die deutschen Gemüter nicht zu erregen, schlägt Pacelli dem Sekretär der Konsistorialkongregation vor, eine mögliche Neuregelung der Konferenzen durch den Heiligen Stuhl nicht nur für Deutschland, sondern allgemein vorzunehmen.
Betreff
[Sulle conferenze vescovili in Germania]3
Mi è regolarmente pervenuto il venerato Dispaccio N. 223/24 in data del 27 Febbraio scorso, col quale la Eminenza Vostra Reverendissima mi ordinava di riferirle intorno alle riunioni generali, che i Vescovi della Germania sogliono tenere presso la tomba di S. Bonifacio in Fulda.
L'occasione della prima Conferenza dei Vescovi in Fulda (1867) fu data dalle feste per il diciottesimo centenario del martirio dei Ss. Apostoli Pietro e Paolo. I Vescovi della Germania convenuti in Roma per tale solennità risolsero di riunire tutto l'Episcopato tedesco, affine di discutere le questioni di più urgente attualità, in una Conferenza confidenziale, sul modello di quelle tenute già in Colonia nel Maggio 1848 (cfr. Collectio Lacensis , tom. V, col. 942 ss.), in Wuerzburg nell'Ottobre e Novembre 1848 (ibid., col. 959 ss.), di nuovo in Colonia nel Marzo 1849 (ibid., col. 1143 ss.), nel 1850 (ibid., col. 1161), ecc. Come luogo del convegno fu scelta la città di Fulda, ove trovasi la tomba di S. Bonifacio. Gli invitati furono mandati da Mons. Massimiliano Giuseppe Tarnoczy, Arcivescovo di Salisburgo, il quale diresse anche un Esposto al S. Padre Pio IX di s. m. in data del 28 agosto 1867, affine di chiedere il Pontificio consenso e la benedizione Apostolica. "Germaniae Episcopi (così egli si esprimeva), quotquot mense Iunio h. a. ad celebranda festa XVIII Centenarii Ss. Apostolorum Petri et Pauli gratioso Sanctitatis Tuae vocatu Romae convolarant, virtutem, quae
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in unitate est, et commoda, quae ex vivo commercio et communi consultatione scaturiunt, denuo experti, idemque Sanctitatis Tuae praeclaro exemplo coram edocti, instituta deliberatione inter se convenerunt, in patriam reversos se velle cum reliquis in munere episcopali sociis viam pridem interruptam communitatis recapessere, et conventus sacros subinde celebrare, quo efficacius possint malis mederi, quae his etiam in terris Ecclesiam infestare non cessant, saepenumero autem conatibus singulorum Antistitum superiora se monstrant, ut nonnisi communi consilio et collectis viribus reprimi posse dignoscantur... Quod consilium cum reliquis Germaniae Episcopis communicatum nedum assensu sed plane applausu et acclamatione exceptum est, et ex condicto statutum, ut proximo mense Octobri... in civitate Fuldensi ad sepulchrum Patroni et Apostoli Germaniae S. Bonifatii congregemur...". Il Santo Padre rispose con lettera del 30 Settembre, manifestando la Sua gioia "ob tam prudens et efficax consilium a Te et ab eisdem Venerabilibus Fratribus susceptum ad Ecclesiae libertatem ac iura tuenda" e rendendo "meritas Tibi et ipsis Episcopis laudes, quod antequam idem consilium executioni mandetur, Nos et haec Apostolica Sedes a Te et a commemoratis Episcopis fueret adita, quo Tibi et illis Nostra mens Nostraque desideria nota esse possent". Sua Santità espresse anche il desiderio che, oltre le quaestiones proposte a tutti i Vescovi convenuti a Roma, fossero esaminate anche altre materie, massime quelle concernenti i rapporti fra la Chiesa e lo Stato, e finalmente che i Vescovi riferissero alla S. Sede intorno alle deliberazioni della Conferenza, le quali dovevano rimanere segrete.
Del resto tutti erano d'accordo che così questa come le successive adunanze in Fulda non dovessero avere un carattere sinodale, ma essere soltanto con-
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ferenze confidenziali. Ciò risulta espressamente sia da una lettera di Mons. Koett, Vescovo di Fulda a Monsignor Melchers, Arcivescovo di Colonia, del 6 Ottobre 1867, sia da altra di quest'ultimo Prelato a Mons. Nunzio Apostolico in Monaco, in data del 12 di quello stesso mese di Ottobre(1), come pure dalla Pastorale comune dell'Episcopato adunato in Fulda del 6 Settembre. Che anzi nello stesso "Regolamento per le Conferenze vescovili" (Geschaeftsordnung fuer die bischoeflichen Conferenzen), proposto prima in via provvisoria, e poi definitivamente approvato nella seduta del 2 Settembre 1869, al § 1 si stabiliva: "Le Conferenze vescovili non hanno lo scopo di rappresentare l'Episcopato tedesco come collettività, né di sostituire i Sinodi ecclesiastici o di emanare leggi, ma piuttosto di dare ai Vescovi occasione di conoscersi l'un l'altro personalmente, d'intendersi intorno al modo migliore di mettere ad esecuzione le leggi della Chiesa e le disposizioni della S. Sede Apostolica, come pure di discutere e di deliberare circa le circostanze ed i provvedimenti, che più specialmente toccano gl'interessi della Religione al tempo nostro".
Fra le più importanti Conferenze di Fulda va menzionata quella del 1869, nella quale i Vescovi per mezzo della già citata Pastorale si adoperarono a calmare l'eccitazione ed i timori concepiti in vista del futuro Concilio ecumenico e ad esortare i fedeli alla soggezione ed all'obbedienza verso le decisioni che in esso verrebbero prese.
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Dette Conferenze continuarono poi ad avere luogo ogni anno (con una interruzione negli anni 1876-1879) in Fulda (ad eccezione degli anni 1871, in cui essa si tenne in Eichstätt, 1880-1881 in Aquisgrana e 1882-83 in Magonza), di regola nella seconda metà di Agosto (salvo il caso di Conferenze straordinarie, come nel gennaio 1920), mentre che i Vescovi della Baviera si riuniscono separatamente in Frisinga al principio di Settembre. Da quattro anni, vale a dire dal 1920, si è tuttavia introdotto il costume che un Vescovo della Baviera (sinora sempre l'Eminentissimo Arcivescovo di Monaco) assista, come rappresentante dell'Episcopato bavarese, alla Conferenza di Fulda, ed un Vescovo del resto della Germania (l'Eminentssimo Arcivescovo di Colonia) a quella di Frisinga. L'una e l'altra Conferenza fissano ordinariamente nella prima seduta il testo di un indirizzo di devozione e di omaggio al S. Padre, che viene firmato da tutti i Vescovi presenti e suole toccare le principali questioni del momento. Sua Santità risponde sempre con una Lettera di lode e di incoraggiamento, la quale è poi pubblicata negli Acta Apostolicae Sedis . – Secondo il § 3 del succitato Regolamento per le Conferenze vescovili del 1869 "il Presidente della prossima4 adunanza viene eletto a maggioranza di voti. La presidenza onoraria è tenuta dal più eminente in dignità ecclesiastica". Attualmente però il Presidente delle Conferenze di Fulda è a vita; al presente esso è l'Eminentissimo Bertram, Vescovo di Breslavia, che venne scelto, dopo la morte del Cardinale Hartmann, Arcivescovo di Colonia, nella summenzionata Conferenza di Fulda del Gennaio 1920, "su proposta del membro più anziano della Conferenza, con generale approvazione", come si legge nel relativo Protocollo. – Il Nunzio Apostolico non è stato mai, che io sappia, invitato né è mai intervenuto alle Conferenze sia di Fulda
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che di Frisinga(1); probabilmente i Vescovi preferiscono di parlare e di discutere con una libertà, che pensano non rimarrebbe loro intiera alla presenza del Rappresentante Pontificio. Secondo l'anzidetto "Regolamento" (§ 9), "terminata la Conferenza, la Presidenza deve mandare un rapporto sulle deliberazioni della medesima al S. Padre in segno di sottomissione ed a conferma di unità perfetta, ed implorare, in quanto l'argomento lo richieda, le Sue istruzioni". Ciò non ha, per quanto è a mia conoscenza, da molto tempo più luogo; il Presidente, dopo la Conferenza, suole invece inviare alla Nunziatura due esemplari del Protocollo o verbale, importante certamente per conoscere in qualche modo le materie trattate e le prese risoluzioni, ma in vari punti formulato talvolta in termini così vaghi e concisi, che non è sempre possibile di formarsi una idea esatta della cosa. La Nunziatura usa di trasmettere uno dei due esemplari alla Segreteria di Stato; il che tuttavia non mi è stato possibile di fare in questi ultimi anni, avendone ricevuta dall'Emo Bertram una sola copia, che mi è sembrato necessario di conservare in questo Archivio, occorrendo sovente il caso di dover consultare i Protocolli in discorso.
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La celebrazione di Concilî provinciali, sebbene raccomandata anche dalla summenzionata adunanza episcopale di Würzburg nella seduta dell'8 Novembre del 1848 (cfr. Collectio Lacensis, tom. V, col. 1085-1086), non si è avuta in Germania che raramente; l'ultimo, che io sappia, è stato quello di Colonia del 1860. La medesima adunanza di Würzburg si pronunziò anche a favore della celebrazione, coll'autorizzazione della Santa Sede, di un vero e proprio Concilio nazionale, di cui, osservò il Presidente, quell'assemblea "poteva in certo modo dirsi in parte un surrogato" (cfr. Collectio Lacensis, l. c.), ma tale disegno non venne portato ad effetto. – Dopo la pubblicazione del nuovo Codice di diritto canonico, vari Vescovi tedeschi hanno già tenuto Sinodi diocesani.
Conferenze vescovili, come quelle di Fulda e di Frisinga, sono per sé, secondo che sapientemente osserva l'Eminenza Vostra nel sullodato Dispaccio, utili e necessarie, massime nei difficili tempi presenti in Germania; alcuni inconvenienti, che sembrano verificarsi in quella di Fulda, dipendono piuttosto dal carattere personale dell'attuale Presidente della medesima, Eminentissimo Cardinale Bertram. Questo Principe della Chiesa, senza dubbio assai zelante, laborioso e benemerito, ha nondimeno (sia detto con ogni rispetto) una natura alquanto suscettibile ed autoritaria. Come ho appreso in modo del tutto riservato e segreto da qualche Vescovo, durante le Conferenze egli suole imporre il suo punto di vista, senza tenere troppo conto dell'avviso degli altri Prelati, ed anche fuori delle Conferenze egli continua, nella sua qualità di "Presidente delle Conferenze vescovili di Fulda", a parlare ed agire a nome dell'Episcopato, sebbene, secondo che io stesso ho potuto in qualche occasione constatare, le sue opinioni non corrispondano sempre a quelle di tutti almeno gli altri Ordinari. Spesso – non sempre – prima di agire
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interroga i Vescovi, ma ben sovente dà loro per risposta un termine così breve (oltrepassato il quale, senza che sia giunta la risposta, egli dichiara di presumere il consenso alle sue idee o proposte), che non a tutti riesce possibile di farlo. – Non sempre pure, a mio umilissimo giudizio, vengono strettamente osservati i limiti imposti agli stessi Vescovi, come ad esempio si è verificato, a mio subordinato parere, in occasione del recente progetto di legge sull'amministrazione dei beni ecclesiastici in Prussia, su cui ho, come di dovere, riferito alla Segreteria di Stato (Rapporti N. 27355 del 30 Aprile 1923, N. 28893 del 4 Novembre s. a. e N. 39738 [sic] del 12 Febbraio p. p.); l'Episcopato infatti, con a capo l'Emo Bertram, nonostante il lodevole ed efficace zelo spiegato per migliorare il progetto a tutela dei diritti e della libertà della Chiesa, ha nelle trattative col Governo dichiarato accettabili od almeno tollerabili, senza previa intesa colla S. Sede, alcuni punti, i quali non sembrano in tutto conformi alle prescrizioni del Codice di diritto canonico. A giustificazione dei Vescovi, debbo tuttavia altresì riferire che Mons. Kilian, Vescovo di Limburgo, nel Settembre dello scorso anno mi partecipò riservatamente aver egli proposto nella Conferenza di Fulda che il Presidente dovesse informare la S. Sede circa il progetto in discorso e le relative trattative dell'Episcopato, aggiungendo che tale proposta aveva incontrato la generale approvazione. L'Eminentissimo Bertram però non mandò ad effetto tale opportuna e commendevole deliberazione.
Qualora la S. Sede attuasse il Suo sapiente proposito di disciplinare le riunioni generali dei Vescovi, sarebbe a mio umile avviso, espediente, – affine di non suscitare dissapori e difficoltà in questa Nazione, ove gli animi sono facilmente eccitabili e spesso sospettosi verso i provvedimenti che vengono da Roma, – che ciò avvenisse in termini universali, vale a dire come disposi
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zione emanata per tutto il mondo, e non come misura particolare per le Conferenze vescovili della Germania, che sembrerebbe anzi prudente di non menzionare esplicitamente
(1)"Hic conventus (così leggesi nella succitata lettera) ex intentione eorum, qui conventuri sunt, necnon secundum expressum desiderium Nuntii Apostolici Vindobone residentis omnino synodi vel concilii indole formaque carebit atque nonnisi fraternae et cordialis collationis occasionem praebebit".
(1)Il Nunzio Apostolico di Vienna, Mons. Viale Prelà, inviato dal S. Padre a Colonia nel 1848 in occasione della solenne consacrazione di quella chiesa metropolitana, assistette ad una adunanza episcopale tenutasi in detta città il 16 agosto, nella quale i Prelati ivi convenuti "in eo consenserunt, quod Apostolico quoque Nuntio visum est, magnopere expedire optandumque esse, ut primo quoque tempore omnium Germaniae Antistitum haberetur Concilium". Tale riunione però non fu che un "familiare colloqium". Cfr. Collectio Lacensis, tom. V, col. 961.
1Das Original der Ausfertigung dieses Berichts konnte in den Beständen der vatikanischen Archive bisher nicht nachgewiesen werden. Beim vorliegenden Dokument handelt es sich um eine gedruckte Abschrift des Berichts im Rahmen einer Tischvorlage ("Ponenza") für die gemeinsame Sitzung der Konsistorialkongregation und der Kongregation für die Außerordentlichen Kirchlichen Angelegenheiten mit der Nummer 229/24 zum Thema "Le Conferenze generali dell'Episcopato" am 18. Juni 1925. An dieser Stelle wird die dort vergebene Seitennummerierung wiedergegeben.
2Protokollnummer rekonstruiert aus Entwurf.
3Rekonstruiert nach Entwurf
4"Presidente della prossima" hds. von unbekannter Hand unterstrichen.
Empfohlene Zitierweise
Pacelli, Eugenio an [De Lai, Gaetano] vom 28. März 1924, in: 'Kritische Online-Edition der Nuntiaturberichte Eugenio Pacellis (1917-1929)', Dokument Nr. 12034, URL: www.pacelli-edition.de/Dokument/12034. Letzter Zugriff am: 24.11.2024.
Online seit 18.09.2015, letzte Änderung am 01.02.2022.