Dokument-Nr. 3422
Pacelli, Eugenio
an Gasparri, Pietro
[München], 09. Dezember 1921
Regest
Pacelli bestätigt den Erhalt sowohl der Depesche Nr. 28059 als auch zweier vertraulicher Briefe Gasparris vom 25. und 29. November 1921 über das Verhältnis des Bayernkonkordats zum Reichskonkordat. Der Nuntius schickt voraus, dass die Mehrheit der Bevölkerung in Bayern föderalistisch eingestellt sei und keine separatistischen Ziele verfolge. Sollten sich allerdings die Bolschewisten im Reich durchsetzen erscheint Pacelli eine vorübergehende Lösung Bayerns vom Reich möglich. Er verweist darauf, dass der Bamberger Erzbischof von Hauck weniger zum Separatismus neige als der Münchener Erzbischof Kardinal von Faulhaber.Pacelli glaubt nicht, dass das Bayernkonkordat derzeit in Deutschland als ein Schritt in Richtung der Lösung Bayerns vom Reich angesehen wird. So erklärte der bayerische Kultusminister Matt bereits, dass das Bayernkonkordat keine Bestimmungen enthalten dürfe, die der Weimarer Reichsverfassung widersprächen, denn Bayern verstünde sich als Teil des Reichs. Die Situation könne sich allerdings ändern, sollte im weiteren Verlauf der Verhandlungen die Einheit des Reichs in Frage gestellt werden. Sollte dies geschehen, müsse der Heilige Stuhl solche Ideen zurückweisen. Zur Frage, wie die Kirche aus diesem möglichen Konflikt herausgehalten werden könne, verweist der Nuntius auf seine bisherige Zurückhaltung gegenüber der Reichs- und der bayerischen Regierung, die darauf abzielte, dass diese untereinander zu einer Einigung kommen sollten. Bezüglich der Reaktionen der preußischen Regierung zitiert Pacelli seinen Bericht vom 16. November 1921, in dem er deren Forderung nach einem Preußenkonkordat in Analogie zum Bayernkonkordat als Unglück für den Abschluss des Reichskonkordats bezeichnete. Wie schon im Bericht vom 3. November 1921 geschildert, geht der Widerstand Preußens gegen das Reichskonkordat nicht nur auf das Bayernkonkordat zurück, sondern auch darauf, dass Preußen die Schulfrage nicht in das Konkordat aufnehmen wolle. Unter diesen Bedingungen würde der Heilige Stuhl allerdings kein Reichskonkordat abschließen und sei frei, mit Bayern zu verhandeln. Sollte Preußen jedoch einer Aufnahme der Schulfrage ins Reichskonkordat zustimmen und weiterhin auf ein Preußenkonkordat bestehen, führe dies zum Scheitern des Reichskonkordats.
Zu der ersten Frage aus dem vertraulichen Schreiben Gasparris 29. November 1921, ob es sich für die Kirche lohnen würde, ein separates Konkordat mit Bayern zu schließen, hat er nichts mehr hinzuzufügen. In Bezug auf die zweite Anfrage, ob ein separates Konkordat mit Bayern auch dann geschlossen werden solle, wenn die Reichsregierung weitgehende Zugeständnisse für ein Reichskonkordat machen würde, um ein Bayernkonkodat zu verhindern, verweist Pacelli auf die "politische Notwendigkeit" des Reichskonkordats. Sollten die entsprechenden Gründe nicht ausreichen, um die kirchenfeindlichen Parteien zu überzeugen, dann werde es die Androhung eines Scheiterns des Bayernkonkordats auch nicht tun. Schließlich antwortet der Nuntius abschlägig auf die dritte Frage, ob es möglich wäre, ein Reichskonkordat mit spezifischen Klauseln für Bayern zu schließen, um auf ein separates Bayernkonkordat verzichten zu können. Indem Bayern wegen seines katholischen Charakters mehr Zugeständnisse machen würde, würde man dem Reich und den anderen Einzelstaaten, in denen andere Verhältnisse herrschten, implizit das Recht zugestehen, dass sie weniger, also letztlich keine Zugeständnisse machen müssten.
Bis zu einer endgültigen Regelung zwischen den Regierungen führt Pacelli die Verhandlungen um ein Bayernkonkordat mit Nachdruck fort. Parallel dazu verhandelt er um ein Reichskonkordat. Abschließend bedankt sich der Nuntius für die Depesche Gasparris vom 25. November betreffend die päpstliche Erklärung zur Aufhebung der bestehenden Konkordate.
Betreff
Rapporti fra il Concordato bavarese ed il Concordato per il Reich



La maggior parte della popolazione bavarese – ad eccezione, cioè, dei socialisti





218v
dal periodo rivoluzionario, si è
decisamente orientata verso destra colla costituzione di un Ministero
puramente borghese



219r
ti.
Questo è indubbiamente il sentimento della massa della popolazione bavarese. Al qual
proposito è altresì da notare che i sentimenti particolaristi sono assai più accentuati nel
sud che nel nord della Baviera, e tale differenza si rileva nello stesso Episcopato, in cui,
ad esempio, l'attuale Arcivescovo di Bamberga




219v
po la caduta del Kahr (su cui molto si contava per una
futura restaurazione della monarchia), il Barone Cramer-Klett
Ciò premesso, non mi sembra che, almeno per ora, il Concordato separato per la Baviera sia od apparisca in Germania come un passo ed una spinta verso la separazione anzidetta, e possa quindi esporre la Chiesa alle conseguenze giustamente rilevate e temute dall'E. V. – Infatti 1º) Il Concordato in discorso non deve contenere disposizioni contrarie alla Costituzione del Reich


220r
del Reich vorrebbe che anche la Baviera fosse
inclusa nel Concordato per tutta la Germania (salva la propria Convenzione particolare),
sono, per quanto è a mia cognizione, sia le sue tendenze centralizzatrici, sia anche
la ragione, che esporrò in appresso. – Ho detto però: almeno per ora; giacché, se in seguito
durante le trattative nuovi imprevisti avvenimenti mettessero in pericolo l'unità della
Germania, o (cosa poco probabile) si manifestasse veramente in Baviera un serio movimento
separatista, od anche venissero, ad esempio, ad essere pubblicamente conosciute le
inconsulte mene del Prof. Sachs
Ma vi è inoltre, a mio umile avviso, un mezzo per mettere sin da ora la Chiesa al sicuro da qualsiasi sospetto: anche per l'avvenire. – A tale riguardo è mio dovere di riferire all'E. V. che, dopo iniziate in Berlino le trattative per il Concordato col Reich (Rapporto N. 22353 del 16 Novembre p. p.), fui interrogato sia dal Sig. Conte von Lerchenfeld


220v
di ottenere il mio appoggio perché anche la
Baviera fosse nel senso suindicato inclusa nel Concordato per il Reich, ma io, mentre
evitai di lasciar concepire speranze in proposito (cfr. citato Rapporto N. 22353), feci rilevare che era per me cosa troppo delicata di entrare
nell'argomento e preferivo perciò di rimanerne estraneo. Si comprese la fondatezza di questo
mio rilievo, e quindi così il Cancelliere, come gli altri personaggi politici di Berlino, mi
parlarono in seguito della questione in modo puramente oggettivo, senza chiedere il mio
intervento. – Che anzi il Governo del Reich si mise subito in rapporto diretto col
Governo bavarese; infatti il Dr. Wirth, profittando della presenza in quella
Capitale del Conte von Lerchenfeld, tenne con lui nel pomeriggio dell'11 Novembre
p. p. una conferenza, cui presero parte altresì vari funzionari dei due Governi
anzidetti. Questa prima discussione non portò, com'era da prevedere, ad alcun risultato
definitivo, ma il Sig. Cancelliere mi significò il 1º corrente, che egli intendeva di
continuare le trattative al riguardo e si proponeva di conferire a tal fine col Canonico
Leicht

221r
alludevo poc'anzi: astenendosi dall'appoggiare la
opposizione di Berlino contro il Concordato separato (giacché ciò riuscirebbe estremamente
doloroso alla popolazione cattolica in Baviera), lasciare che i due Governi interessati
risolvano dapprima essi stessi direttamente la controversia. Se la Baviera potrà tener fermo
ed ottenere che il Governo centrale consenta, più o meno a malincuore, al Concordato
separato, la S. Sede non sarà in nessun tempo responsabile né della cosa in sé, né
delle eventuali conseguenze. Se invece il Governo di Monaco dovrà cedere in qualche modo,
dal lato sia materiale che formale, nemmeno la odiosità di tale compromesso, in una
questione in cui (come si è detto) la popolazione bavarese, specialmente cattolica, è di una
suscettibilità estrema, ricadrà sulla S. Sede è naturale però che questa, prima di
aderire da parte sua al compromesso anzidetto, dovrà assicurarsi che esso non porti
eventualmente danno agli interessi religiosi così in Baviera come nel resto della Germania.
Vengo ora a parlare dell'altra ragione suaccennata, per cui il Governo del Reich non vede di buon occhio il Concordato separato bavarese, ed a tale riguardo, mi permetto di riprodurre qui appresso quanto avevo già l'onore di riferire all'E. V. R. nel mio più volte menzionato Rapporto N. 22353 del 16 Novembre p. p.: "A complicare ancor più (scrivevo allora) la già difficile ed intricata situazione si aggiunge la questione dei rapporti fra il Concordato bavarese e quello per il Reich. Come infatti l'E. V. ricorderà senza dubbio, nel Novembre dello scorso anno riuscii non senza sforzo ad ottenere dall'allora Ministro degli Esteri in Berlino Dr. Simons

221v
nicazione scritta, nella quale dichiarava di non aver
nulla da opporre al proseguimento ed alla conclusione delle trattative per il Concordato
bavarese, ed inoltre che questo non sarebbe toccato da posteriori leggi del Reich.
Ciò tuttavia suscitò le gelosie del Governo prussiano, il quale … ha ripetutamente richiesto
che anche il Concordato bavarese rimanga incluso in quello generale per il Reich,
aggiungendo che, se la Baviera dovesse invece avere un Concordato del tutto separato ed
indipendente, anche la Prussia reclamerebbe per sé un eguale diritto. È chiaro però che,
qualora si stipulasse un Concordato separato anche per la Prussia

222r
principalmente due punti: 1º) la inclusione della questione scolastica
222v
Berlino sono continui ed acuti, e pur finiscono col trovare
la loro soluzione. – Per ciò che riguarda la Prussia, mi sia permesso di richiamare qui di
nuovo, sebbene incidentalmente, la superiore attenzione dell'E. V. su quanto
rispettosamente scrivevo in fine del citato Rapporto N. 22353
circa le domande che il Governo del Reich e quello prussiano faranno quanto prima
alla S. Sede per l'ordinamento dell'amministrazione ecclesiastica e la tutela delle
minoranze tedesche nei territori dell'est perduti dalla Germania


223r
Non mi resta dopo di ciò che rispondere direttamente ai tre quesiti dell'E. V.:
Ad 1 um = Non sembrami di dover altro aggiungere a quanto ho sopra subordinatamente esposto.
Ad 2 um = Il Governo centrale ha già fortissimi motivi concernenti la politica estera (questione della Sarre – questioni dei territori dell'est – ed ora altresì provvista della Sede vescovile di Treviri) per mostrarsi conciliante nelle trattative circa il Concordato, la cui conclusione esso considera come una "necessità politica". Se tali considerazioni d'interesse nazionale non riusciranno a vincere le resistenze dei partiti ostili alla Chiesa cattolica, sembra poco probabile che ciò potrebbe raggiungersi mediante la rinunzia al Concordato separato per la Baviera.
Ad 3 um = Il modo ivi indicato è rappresenta la tesi del Governo di Berlino, che la Baviera ha finora respinto, come l'E. V. avrà potuto anche rilevare dal Pro-memoria del Sig. Barone de Ritter

223v
les deux Concordats, n'importe lequel et qu'il ne soit que
formel". La formula, poi, ultimamente suggerita da cotesto Sig. Ambasciatore di Germania, mi
sembra, inoltre pericolosa per la seguente ragione. La Baviera (come si è detto) non è già
ora del tutto indipendente nelle trattative concordatarie, dovendo esse rimanere nell'ambito
della Costituzione del Reich. È perciò che, come l'E. V. avrà potuto rilevare,
sia nella questione della scuola sia negli altri punti, non si è potuto procedere
liberamente, ma le prime proposte della S. Sede sono state dovute restringere ed
adattare alle disposizioni della Costituzione stessa. Se dunque adesso si convenisse che
tali accordi, sebbene così contenuti entro i limiti suddetti, vengono adottati in Baviera
"per trovarsi essa, a causa della sua popolazione in grande maggioranza cattolica, in
circostanze particolari", si verrebbe ad ammettere implicitamente che il Governo centrale e
gli altri singoli Stati, per essere in condizioni diverse, hanno fondato motivo di concedere
meno, vale a dire poco o nulla, e si pregiudicherebbero in tal guisa sin dall'inizio i
negoziati per il Concordato col Reich. – Ciò mi conferma nell'idea sottomessa più
sopra all'E. V.: lasciare che prima di tutto i due Governi interessati trovino essi
stessi la soluzione, salvo poi alla S. Sede il diritto di esaminare se la medesima
eventualmente nuoccia ai suoi interessi.Intanto, come V. E. sapientemente osserva,
224r
le trattative per il Concordato bavarese debbono essere
proseguite colla maggior possibile sollecitudine. Pur troppo è ora difficile di poter più
parlare di un Concordato previo colla Baviera, perché anche il Governo del
Reich, dopo le conversazioni avute da cotesto Sig. Ambasciatore di Germania
coll'E. V. circa la proposta nomina di un Amministratore Apostolico per il territorio
della Sarre, ha voluto cominciare subito i negoziati per il Concordato ed intende di
spingerli con energia (citato Rapporto N. 22353). Tuttavia tali
trattative separate, per quanto simultanee, potranno riuscire sempre utili, perché è sarà
ancor possibile di portare a Berlino come esempio quanto è disposto ad accettare il Governo
bavarese.Profitto di questo incontro per accusare all' E. V. ricevimento anche dell'altro ossequiato Dispaccio N. B = 28060 in data del 25 Novembre p. p. circa la interpretazione della prima parte dell'ultima Allocuzione pontificia


1↑Fattorini zitiert die Ausfertigung dieses Nuntiaturberichts
unter der Archivsignatur "Germania 507". In den Akten im Historischen Archiv des
Staatssekretariats S.RR.SS., AA.EE.SS., Germania, pos. 507, fasc. 16 und
fasc. 17 ist sie allerdings nicht aufzufinden. Aus diesem Grund wurde eine
Ausfertigung aus dem letzten Überarbeitungsschritt des Entwurfs
rekonstruiert.
2↑224r, "dichiara decaduti
[…] m'inchino" hds. am linken Seitenrand markiert.