Dokument-Nr. 5277
Pacelli, Eugenio an Rossum, Willem Marinus van
München, 25. März 1919

Regest
Im Laufe des letzten Jahres sprach Pacelli mit dem Jesuiten Leopold Fonck über dessen Befürchtungen in Bezug auf die Lage der biblischen Studien in Deutschland, die nach Fonck von den liberalen Theorien über die Inspiration von Lagrange und von Hummelauer beherrscht werden, während die Weisungen der Päpstlichen Bibelkommission zu wenig befolgt werden. Nun erhielt Pacelli ein Gutachten Foncks, das er van Rossum zusammen mit seinen Anmerkungen zukommen lässt. Insgesamt bewertet der Nuntius die Ergebnisse Foncks als übertrieben, obwohl er das Problem an sich erkennt.
In Bezug auf den Ursprung der modernen Theorie der Inspirationslehre schließt Pacelli eine direkte und exklusive Verantwortung der deutschen Katholiken aus.
Mit Blick auf ihre Verbreitung kann er die Behauptung Foncks, die neue Interpretation stelle in Deutschland die Normalität dar, nicht nachvollziehen. In der Tat gebe es etliche Professoren und Zeitschriften, die eher konservativ sind und die Enzyklika "Providentissimus Deus" Leos XIII. befolgen; nicht richtig sei auch die Ansicht, die modernen Wissenschaftler würden in Bezug auf die Wirksamkeit der Inspiration keine absolute Inerranz behaupten, wie etwa Norbert Peters beweist, wenn er meint, dass selbst fortschriftliche Wissenschaftler die Inspiration im Sinne des Tridentinischen und des Ersten Vatikanischen Konzils sowie der genannten Enzyklika interpretieren. Bedauerlicherweise gelte dies nur in der Theorie, weil die angewandte Differenzierung zwischen absoluter und relativer Wahrheit und weitere Abstufungen die besagte Wirksamkeit der Lehre beeinträchtigen. Nicht plausibel sei jedoch die Ansicht Foncks, alle nicht konservativen Exegeten würden die Enzyklika als "persönliche Meinung" Leos XIII. und die Dekrete der Bibelkommission als "rein historische Entscheidungen" ansehen, obwohl sie diese nicht unbeirrt befolgen und manchmal von den heiligen Texten in derselben oberflächlichen Art sprechen wie die protestantisch rationalistischen Schriftsteller. Fonck führt hierzu besonders die Werke des Theologen Albert Šanda an. Pacelli schlägt vor, man solle von den Bischöfen eine größere Strenge bei der Erteilung der Druckerlaubnis verlangen. Die Tatsache, dass katholische Autoren sich immer sporadischer mit der Auslegung des Alten Testaments befassen, könnte man als Warnzeichen eines gewissen Pessimismus der Alttestamentler verstehen.
Pacelli stimmt Fonck in der Einschätzung zu, dass zu den Ursachen für die unbefriedigende Lage der deutschen Bibelstudien das Fehlen einer soliden philosophischen und theologischen Ausbildung gehört, bei der die spekulativen und scholastischen Aspekte vernachlässigt werden. Obwohl die Studienkongregation die Schwierigkeiten, die die Durchsetzung des Kanons 1365 CIC in Deutschland bedeutet, erkannte, bestand sie in ihrer Depesche Nr. 31/18 vom 22. Mai 1918 auf die zweijährige Ausbildung in der Scholastik. Darüber hinaus seien sowohl die Theologiestudierenden als auch die fortschrittlichen katholischen Wissenschaftler von protestantischen Professoren abhängig, weil diese auf der einen Seite die Hilfswissenschaften lehrten und auf der anderen Seite die besten und oft die einzigen Spezialisten in der Exegese und Philologie seien. Die Bischöfe sollten deshalb die Studierenden sehr genau prüfen und ihnen erst danach erlauben, die Vorlesungen evangelischer Professoren zu besuchen. Es ist schließlich zu hoffen, dass die politischen Umwälzungen der Kirche zumindest mehr Freiheit verschaffen, um Theologieprofessoren ohne staatliche Einmischung einsetzen beziehungsweise entlassen zu können. Die Abhängigkeit deutscher Exegeten von den protestantischen Autoren in den Nebenfächern (Philologie, Archäologie, Geschichte, Literaturgeschichte) sei gefährlich und die Folgen haben sich zum Beispiel im Werk von Johannes Nikel schon gezeigt, bei dem die dogmatische Analyse sich als sehr schwach erwiesen habe. Eine Ermahnung des Ordinarius und eine strengere Befolgung der Werke katholischer Exegeten können zukünftig dabei helfen, Fehler bei diesem Autor zu vermeiden.
Als weitere Maßnahme wäre empfehlenswert, den fraglichen Exegeten aufschlussreiche Publikationen zukommen zu lassen, sowie die Publikation aller Dekrete der Bibelkommission zu veranlassen und einen oder mehrere gute internationale Theologen mit einem Werk zu beauftragen, in dem man den Kern der Auseinandersetzung verdeutlicht und die theologischen Prinzipien, von denen die Inerranz herrührt, auslegt. Pacelli hält für diese Aufgabe in Deutschland den Jesuiten Christian Pesch für geeignet. Er teilt van Rossum mit, dass er dem Präfekten der Studienkongregation eine Kopie des Berichtes übersandt hat.
Betreff
Sullo stato degli studi biblici in Germania
Durante lo scorso anno ebbi occasione di incontrare il Revmo P1095. Leopoldo Fonck S. J., Presidente del Pontificio Istituto Biblico di Roma, il quale mi manifestò le più vive preoccupazioni per lo stato degli studi biblici in Germania dal punto di vista della dottrina cattolica. Secondo quanto egli mi affermò, le teorie larghe e liberali sull'ispirazione proposte dal P.  Lagrange e dal P.  von Hummelauer sono ivi quasi universalmente accolte e diffuse così nell'insegnamento come nelle varie pubblicazioni, mentre nessun conto si tiene delle decisioni della S. Sede ed in particolare della Pontificia Commissione per gli Studi biblici. Data la gravità della situazione descrittami dal sullodato Padre, lo pregai di redigere e di inviarmi poi una relazione sull'argomento; ed intanto io stesso dal canto mio mi sono studiato (in quanto me lo han potuto per-
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mettere lo straordinario lavoro e le continue difficoltà derivanti dalle turbolentissime circostanze attuali) di assumere informazioni in proposito. Ora, avendomi il P. Fonck fatto avere la summenzionata relazione, credo mio dovere di non tardare a trasmetterla all'E. V. R., esponendo al tempo stesso qui appresso rispettosamente alcune osservazioni al riguardo, suggeritemi sia dalle notizie raccolte come dall'esame diretto delle principali opere in questione.
La relazione del P. Fonck rappresenta lo stato degli studi biblici in Germania con colori forse troppo foschi; tuttavia non vi è dubbio che, sfrondata da alcune esagerazioni e ridotta alle sue vere proporzioni, essa denunzia una reale e deplorevole condizione di cose, a cui sembra necessario portare rimedio.
I.  Le origini. – Il P. Fonck afferma che le moderne teorie sull'ispirazione comin-
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ciarono a propagarsi in Francia e che egualmente in Francia ebbe inizio la opposizione contro l'Enciclica Providentissimus . Ora è giusto riconoscere che gli esegeti francesi desunsero le loro dottrine non dagli scrittori tedeschi cattolici, ma dai protestanti razionalisti, contro i quali i primi lottarono con successo per lungo tempo. Soltanto "dopo circa due decenni, ed in parte anche più, dacché in Francia ed in altre regioni si navigava a piene vele nell'alto mare della critica biblica"(1), e non si mancava anzi di deridere "des exégètes stationnaires de la nuance de catholiques allemands (Bardenhever, Hoberg, etc.) qui n'admettent pas qu'il y ait une 'question biblique'"(2), si principiò anche in Germania a sostenere le nuove idee, prima dall'Holzhey (3) , e poi soprattutto dal P. von Hummelauer, il quale, del resto, nella prefazione al suo
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ben noto opuscolo "Exegetisches zur Inspirationsfrage. Mit besonderer Rücksicht auf das Alte Testament (Biblische Studien XIX, 4, Freiburg i. B. 1904)" dice espressamente: "Tali questioni sono state dibattute massimamente in Francia e dagli scrittori francesi l'Autore [sic] ha raccolto molto materiale utile". Il male quindi pur troppo non esiste soltanto in Germania né si può asserire, in quanto concerne i cattolici, che abbia avuto qui le sue origini.
II.  Attuale diffusione delle nuove teorie in Germania. – Nella sua più volte citata relazione asserisce il P. Fonck che "in generale quasi tutti i professori delle facoltà teologiche seguono le teorie larghe e liberali sull'ispirazione proposte dal P. Lagrange e dal P. von Hummelauer. Uomini eruditi nella teologia e negli studi orientali, … che sono ancora veramente conservatori e difensori della dottrina dell'Enciclica di Leone XIII, sono una vera eccezione"(1). Secondo informa-
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zioni, che ho fondato motivo di ritenere degne di fede, una tale affermazione sarebbe esagerata, giacché potrebbero ben citarsi una dozzina di esegeti cattolici, le cui pubblicazioni non offrono alcun fondamento per quel rimprovero o che sostengono direttamente il contrario. Egualmente sarebbe forse giusto il dire che le riviste ivi citate difendano per partito preso le nuove dottrine; esse lasciano per sé la parola ad ambedue le tendenze, ma è vero pur troppo che la moderna vi figura assai più dell'antica. Vi sono poi, d'altra parte, senza dubbio in Germania altre riviste teologiche, per quanto io sappia, irreprensibili e di tendenze abbastanza conservatrici; ad esempio, (sebbene non si tratti, per la maggior parte, di riviste strettamente scientifiche) il Katholik , il Pastor Bonus (Treviri), le Stimmen der Zeit (prima Stimmen aus Maria Laach), la Theologisch-praktische Monatsschrift (Passau), come pure la Theologisch-praktische Quartal-
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schrift di Linz e la Zeitschrift für katholische Theologie di Innsbruck, nelle quali due ultime, quantunque, si pubblichino in Austria, collaborano anche scrittori tedeschi. Nei Seminari è molto in uso come libro di testo la Introduzione del Kaulen (rimaneggiata dal Hoberg) ed in parte altresì il Compendium del Cornely; opere conosciute per l'ortodossia della loro dottrina.
Non è neppure del tutto esatto l'asseverare che "quanto all'effetto dell'ispirazione (dagli autori moderni della Germania) si nega semplicemente l'inerranza per l'elemento secondario profano, restrigendo la verità divina alle sole cose religiose." Così infatti si esprime, ad esempio, il Peters , che è indubbiamente uno dei principali rappresentanti delle nuove tendenze: "I seguaci della scuola progressista si pongono innanzi tutto in massima con ambedue i piedi sul terreno della dottrina cattolica. Hanno quindi la convinzione che la Sacra Scrittura ha il contrassegno della ispirazione e che tutti i libri del Canone della Chiesa cattolica, i protocanonici come i deuterocanonici, con
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tutte le loro parti sono ispirati nel senso dei Concili Tridentino e Vaticano. Essi respingono, non meno degli esegeti strettamente conservatori, l'opinione che soltanto le verità religiose della Bibbia siano state scritte sotto l'influsso dello Spirito Santo, e non già gli elementi profani ivi contenuti, … l'ispirazione è totale ed universale … Ma coll'ispirazione è data l'inerranza. Ciò è richiesto senza dubbio dalla tradizione cristiana ed è stato energicamente inculcato da Leone XIII nell'Enciclica Providentissimus Deus. Anche questa inerranza della Bibbia è quindi affermata dalla esegesi progressista non meno che dalla conservatrice."(1) Pur troppo, però, sebbene essi teoricamente(2) ammettano tale inerranza, allorché vengono a determinarne più precisamente il concetto, ne distruggono praticamente l'efficacia colle note distinzioni fra la verità assoluta e relativa, fra l'elemento
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primario e secondario, fra ciò che la Sacra Scrittura "afferma" ed "insegna" e ciò che essa soltanto "contiene", ecc.(1).
Egualmente sarebbe ingiusto l'estendere a tutti gli esegeti non conservatori della Germania la deplorevole espressione del professore di Monaco, cui si riferisce il P. Fonck, che cioè l'Enciclica Providentissimus Deus" [sic] debba essere considerata come "opinione privata" di Leone XIII(2) ed i decreti della Commissione Biblica come "decisioni puramente storiche". È d'uopo, tuttavia, d'altra parte, riconoscere che dai menzionati esegeti i decreti anzidetti non si tengono troppo spesso nel debito conto ovvero se ne abusa nella pratica applicazione. Così, a mo' di esempio, mentre i decreti stessi permettono unicamente in via d'eccezione e colla condizione di una solida e sicura prova ("excepto casu in quo, salvis sensu ac iudicio Ecclesiae, solidis argumentis probetur", "excepto casu, non facile nec temere admittendo, in quo, Ecclesiae sensu non refragante eiusque salvo iudicio, solidis argumentis probetur") di ricorrere nella interpreta-
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zione della Sacra Scrittura alle "citazioni implicite" od alle "narrazioni soltanto apparentemente storiche", molti fra gli esegeti moderni non tengono quasi in nessun conto le sapienti limitazioni della suprema Autorità ecclesiastica. Questa sfrenata libertà presenta gravissimi pericoli. Si dimentica troppo facilmente che per la Sacra Scrittura valgono non solo le leggi dell'interpretazione profana filologica, ma soprattutto i principi teologici, e si prende così l'abitudine di parlare dei Libri Santi nel modo leggero e superficiale, che usano gli scrittori protestanti razionalisti, il cui modo di esprimersi, irriverente e scandaloso, adoperano sovente gli esegeti progressisti. È questo un difetto fondamentale degli scritti del Prof.  Šanda, contro i quali nella speciale relazione annessa il P. Fonck muove giustamente severe critiche. – Verso simili opere le Curie vescovili dovrebbero mostrare un maggior rigore nella concessione dell' Imprimatur .
Alla fine di questo punto del presente rispettoso Rapporto mi sia permesso di esporre anche la seguente osservazione: Chi esamina la produzione letteraria biblica di questi ultimi tempi, trova che quella relativa all'Antico Testamento è notevolmente minore di quella concernente il Nuovo. Così, ad esempio, all'infuori delle Introduzioni a tutta la Sacra Scrittura del Kaulen-Hoberg e del Cornely-Hagen e delle Introduzioni generali del Felle e del Mader, è apparsa in questi ultimi anni una sola Introduzione speciale all'Antico Testamento, ossia quella dell'Holzhey, condannata dalla S. C. dell'Indice, mentre che invece si è avuta circa una mezza dozzina di Introduzioni speciali al Nuovo Testamento, alcune anche in più edizioni. Vi è chi attribuisce tal fatto a un certo pessimismo fra gli studiosi cattolici dell'Antico Testamento e teme, forse non a torto, che il fuoco covi sotto la cenere e possa poi un giorno scoppiare in un incendio.
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III.  Le cause.
1) Tra le cause della ben triste condizione degli studi biblici in Germania con piena ragione il P. Fonck pone in primo luogo la mancanza di una solida formazione filosofica e teologica. È questa, infatti, almeno per molti dei moderni esegeti, il principale motivo dei loro errori. Una sana e soda cultura teologica, la quale rendesse ad essi manifesta la portata di molte false ed inammissibili asserzioni, li preserverebbe senza dubbio dall'accettarle.
Tale mancanza è una conseguenza del metodo della formazione filosofica e teologica in Germania, la quale trascura pur troppo la parte speculativa e scolastica di quelle discipline. Assai sapientemente perciò la S. Congregazione dei Seminari e delle Università degli Studi (Dispaccio N. 
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del 22 Maggio 1918), pur concedendo un breve lasso di tempo, affinché i Vescovi della Germania possano superare le molte e varie difficoltà innegabilmente inerenti all'applicazione del Can. 1365 del nuovo Codice di diritto
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canonico circa il corso biennale di filosofia scolastica, ne volle però inculcato e confermato l'obbligo anche per questa Nazione. Da parte mia, non solo mi feci un dovere di comunicare a suo tempo senza indugio agli interessati la suddetta decisione della S. Sede, accompagnandola con opportune riflessioni ed esortazioni, ma non ho lasciato sfuggire occasione per insistere, prudentemente ma fermamente, nel senso medesimo. Dio faccia che i nuovi tempi, pur in mezzo a così gravi sconvolgimenti ed a tanti mali, liberino la Chiesa dalle antiche oppressive ingerenze dello Stato e rendano quindi men difficile una salutare riforma nell'ordinamento degli studi ecclesiastici in Germania!
2) Dipendenza degli esegeti progressisti dagli Autori protestanti.
a) Il P. Fonck nota nella sua rela-
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zione che "quasi tutti i candidati all'insegnamento in questi studi fanno una gran parte dei loro studi preparatori nelle scuole e nei seminari universitari dei professori razionalisti". È senza dubbio vero che la maggior parte degli esegeti cattolici durante il tempo della loro prepazione [sic] all'insegnamento nell'Università frequentano le lezioni anche di professori non cattolici. Si tratta però non di corsi teologici, ma delle discipline ausiliari storiche, letterarie e filologiche, la cui conoscenza, indispensabile per i candidati suddetti, e raccomandata anche da Leone XIII nella Lettera Apostolica "Vigilantiae" del 30 Ottobre 1902: "Multum operae in excolenda philologia doctrinisque finitimis earumque persequendis progressionibus collocent". In molti casi gli studenti cattolici non hanno altro modo se non di seguire i corsi di professori non cattolici, giacché pur troppo nelle Università della Germania sono assai pochi i laici cattolici che insegnano tali materie, mentre i più dotti specialisti nelle medesime sono di regola
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protestanti. Non vi è in Germania nessun Istituto, ove si insegni da professori cattolici per studenti di teologia e di esegesi, ad esempio, la storia dei Babilonesi e degli Assirii, degli Egiziani, dei Persiani, dell'Ellenismo, la storia della religione, della civiltà, della letteratura di questi popoli, ecc. In tal modo spesso ai Vescovi non resta altro che di dare, sebbene a malincuore, il loro consenso perché i candidati all'insegnamento delle materie bibliche ascoltino le lezioni di dotti non cattolici; il che, del resto, è sovente già perciò stesso necessario, che essi soltanto in questa guisa possono conseguire i gradi accademici richiesti per l'abilitazione. Sono però evidenti i pericoli derivanti da una simile condizione di cose, pericoli che in non pochi vengono altresì accresciuti dalla già menzionata insufficienza della istruzione filosofica e dogmatica, dal vano desiderio di figurare e di acquistar fama di scienziati moderni, dalla mancanza di soda pietà sacerdotale. Non potrà quindi mai abbastanza raccomandarsi ai Vescovi, onde diminuire almeno tali pericoli, di procedere colla massima cautela e circospezione nella scelta di coloro, a cui permettono quegli
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studi, di esigere che i medesimi abbiano in precedenza una seria e sana formazione filosofica e teologica e di chieder loro conto circa la frequenza alle lezioni suddette e l'insegnamento che vi si impartisce. – Occorre infine ricordare che, secondo i presenti ordinamenti, i Vescovi anche per ciò che riguarda i professori di teologia non sono del tutto liberi nella scelta e nella rimozione di essi, giacché a norma dei Concordati e dei regolamenti lo Stato esercita una notevole influenza nel conferimento delle cattedre teologiche. È da augurarsi che anche in questo punto così importante gli attuali rivolgimenti politico-sociali conducano almeno a far conquistare alla Chiesa quella maggior libertà, che le permetta di apportare efficace rimedio ai lamentati inconvenienti.
b) L'uso delle opere di Autori non cattolici non può, entro certi limiti, essere omesso dagli esegeti cattolici, che debbono conoscere gli errori,
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gli argomenti ed i metodi degli avversari affine di combattere le loro perniciose dottrine. Inoltre, come già si è detto, in Germania le discipline ausiliari (filologia, archeologia, storia, storia della letteratura) vengono coltivate specialmente da dotti non cattolici, i quali sono quindi in esse il più delle volte le prime autorità; non è quindi per conseguenza possibile evitare di consultarne le pubblicazioni. Se, tuttavia, un tale uso non importa per sé la dipendenza degli esegeti cattolici dagli Autori protestanti, è ciò nondimeno, innegabile che per parecchi, non solidamente formati nella scienza teologica, esso costituisce un pericolo; è d'uopo anzi riconoscere che non pochi di fatto si lasciano troppo influenzare dai metodi della esegesi protestante. Da ciò deriva che in vari commenti moderni la parte teologica è eccessivamente trascurata, mentre si dà invece importanza essenziale, come nelle opere dei
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protestanti, alle questioni filologiche, archeologiche, critiche e storiche. Una tale osservazione vale pur troppo per i volumi finora apparsi dell'"Exegetisches Handbuch zum Alten Testament" pubblicato dal Prof.  J. Nikel di Breslavia, nei quali, a differenza dei commenti dei sec. XVI e XVII ed anche di recenti commenti cattolici, il lato dogmatico è assai negletto. Siccome, però, l'opera è ancora al principio, è da ritenere che una seria e paterna ammonizione del proprio Vescovo al suddetto Professore varrebbe sia ad evitare per l'avvenire il deplorato difetto ed a far sì che nei nuovi volumi, accanto all'apparato scientifico critico e filologico, si seguano più da vicino le orme dei grandi esegeti cattolici del passato, come pure in particolar modo ad impedire che esso accolga nuovamente lavori simili a quelli del Prof. Šanda.
IV. – Oltre ai rimedi già accennati ed a quegli altri che la suprema autorità della S. Sede giudicasse eventualmente del caso, sembra sarebbe opportuno di procurare che per mezzo di apposite pubblicazioni d'indole privata i moderni esegeti cattolici venissero meglio illuminati sull'argomento in discorso.
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Credono, infatti, molti di essi che le difficoltà storiche, critico-filologiche e di scienza naturale non possano essere sufficientemente risolte, se si ritenga l'antico e tradizionale concetto dell'inerranza anche nelle cose non religiose. Converrebbe perciò che un buon teologo (o, meglio ancora, più d'uno e di diversa nazionalità), conoscitore altresì degli studi esegetici recenti, fosse incaricato di scrivere un'opera, nella quale a) si stabilisse il punto essenziale della controversia e delle difficoltà, che hanno non pochi dotti cattolici nell'accettare e spiegare i decreti della Commissione Pontificia, b) si esponessero, non in forma polemica, ma nella maniera il più possibile oggettiva e pacifica, i principi teologici, dai quali deriva il genuino concetto della inerranza degli
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Scrittori sacri anche nelle cose non religiose, secondo la dottrina costante ed universale della Chiesa, c) si mostrasse come, anche posto tale concetto, si possono convenientemente sciogliere tutte le difficoltà apparenti. – Anche la esposizione e la discussione delle opinioni contrarie dovrebbe essere fatta in modo sereno, cercando unicamente di far valere la verità nella maniera più convincente. – In Germania sembra che sarebbe adatto per tale difficile incarico il P.  Pesch S. J., buon teologo, come lo prova la sua grande opera dogmatica, ben istruito nelle questioni speculative sull'ispirazione, come lo attesta il suo volume "De inspiratione Sacrae Scripturae", scrittore chiaro e pacifico.
Sarebbe inoltre assai utile che si stampasse e si diffondesse in Germania una raccolta completa di tutti i decreti della Commissione Pontificia per gli Studi biblici, simile a quella già pubblicata in Roma dal P. Fonck nel 1915.
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Ho infine l'onore di significare all'E. V. che, interessando l'argomento del presente ossequioso Rapporto, per ciò che concerne soprattutto l'insegnamento, anche la S. Congregazione dei Seminari e delle Università degli Studi, mi son creduto in dovere d'inviarne copia all'Emo Sig. Cardinale Prefetto della sullodata S. Congregazione.
Dopo di ciò, chinato
(1)È da notare che il Becker di Magonza, citato dal P. Fonck fra i rarissimi conservatori, è professore non di esegesi, ma di dogmatica. Professore di esegesi dell'Antico Testamento era, fino a poco tempo fa, il Decano del Capitolo Selbst ed ora il Prof.  Kalt (ambedue, a quanto mi si assicura, di tendenze conservatrici). Anche il Professore di esegesi del Nuovo Testamento, Dr.  Schäfer, ha riputazione di sana e sicura dottrina.
(1) Peters, Die Wahrheit der hl. Schrift nach der Anschauung der neueren katholischen Exegese (in Hochland , IV. Jahrg. 2. Bd. pag. 281). – Cfr. anche Pesch, De inspiratione Sacrae Scripturae, 1906, N. 480: "Non defuerunt inter Catholicos quoque, qui in rebus profanis errores in Scriptura admitterent. Ecclesiastica vero auctoritas huic opinioni non solum nullum umquam favorem praestitit, sed v. g. libros doctorum Bartolo, Lenormant, Loisy in Indice notavit, sententiam vero a doctore d'Hulst explicatam ut falsam reiecit. Unde inter Catholicos convenit fere Scripturae dicta omnia esse vera, sed sat veris adhuc disputatio viget, quomodo singulorum dictorum veritas sit intelligenda et tenenda".
(2) Fonck, op. cit., pag. 136.
(2)Cfr., ad esempio, il Peters, il quale (l. c., pag. 279) nega soltanto che l'Enciclica in discorso sia una "definizione ex cathedra nel senso stretto del dogma dell'infallibilità definito dal Concilio Vaticano".
Empfohlene Zitierweise
Pacelli, Eugenio an Rossum, Willem Marinus van vom 25. März 1919, in: 'Kritische Online-Edition der Nuntiaturberichte Eugenio Pacellis (1917-1929)', Dokument Nr. 5277, URL: www.pacelli-edition.de/Dokument/5277. Letzter Zugriff am: 24.11.2024.
Online seit 04.06.2012, letzte Änderung am 25.02.2019.